di Luigi Asero
Il compromesso raggiunto in sede comunitaria ha dell’assurdo. Sintetizzando i rischi in mare permangono ma in vista delle elezioni europee e a tutela di tutti quei Paesi che non vogliono accogliere migranti dentro i loro confini si proroga per sei mesi il pattugliamento aereo e l’addestramento della Guardia Costiera libica ma si tolgono le navi dal Mediterraneo così da non salvare eventuali profughi. La conseguenza cui si mira è di non far giungere sulle coste italiane migranti salvati dalla missione “Sophia” al fine di non aprire contenziosi internazionali per la divisione in quote fra gli Stati. La soluzione prospettata dagli ambasciatori UE va ratificata entro il 31 marzo ormai imminente, data di scadenza della precedente proroga. Il “comando” della missione resta all’Italia cosa che agevola i nostri servizi di “intelligence” ad avere informazioni sulla situazione in Libia ma pare che la Francia sia interessata ad assumerne a breve il comando (giocando facile se non dovrà gestire navi di soccorso).
L’Italia pare interessata a questa soluzione che comunque non soddisferebbe proprio tutti. Noi intravediamo però un rischio per la nostra nazione: cosa accadrà infatti se il pattugliamento aereo dovesse avvistare mezzi in avaria in acque distanti dalla Libia e non potesse effettuare operazioni di soccorso in assenza di navi? Chi sarà accusato di una possibile ecatombe nel Mediterraneo nel momento in cui non si potrà soccorrere chi è avvistato in difficoltà? La stagione primaverile e la successiva estate vedranno sicuramente un aumento di mezzi navali lasciare le coste africane per dirigersi verso il continente europeo. Così proposta francamente ci sembra una trappola bella e buona per il nostro Paese.
Ci auguriamo di essere smentiti. Dalla decisione finale e dai fatti successivi.